Altre indicazioni sui libri di poesia di Amos Edizioni potete incontrali nel sito della collana A27 poesia: https://a27poesia.wordpress.com

Se la padronanza della techne informa con assoluta originalità il motivo classico dei morti che ci visitano in sogno, la sensibilità di timbro gozzaniano conferisce un’attrattiva irresistibile ai marchi démodé térital e terilene. È quanto si dà in Ex voto, in cui Antonio Riccardi ordina in un unico respiro quattro componimenti in versi (e una prosa che ne dichiara l’occasione) nati da altrettanti colloqui con il fantasma paterno. Questo libro di piccolo formato vuol essere il suggello di un’esperienza vissuta nei precordi, quindi reale, e soprattutto non conclusa: tante le domande da porre ancora, lieta la speranza di una prossima epifania.

In La Mar non si guarda da riva, ma a riva. E la visione cambia: non a caso, da lettori, soffriamo noi pure il mal di terra. Se all’inizio il mare è avaro di pesci e cupido di fatica, nel prosieguo si declina al femminile: in spagnolo, «la mar» è una dichiarazione d’amore. Nessun panismo di facciata, però: con alle spalle un’antichissima tradizione, Accattoli lavora materiali umili, sembrerebbe addirittura preistorici. Egli possiede l’istinto di una conoscenza superiore, propria di chi, da sempre, ha dimestichezza con il mare e con i suoi diamanti.

In Sogni e risvegli agisce un’attrazione – maggiore che nei libri precedenti di Bajec – verso il dato culturale arcaico: l’autore vuol gettare un ponte tra sé e un passato remoto cui sente di appartenere. Allo stesso modo, l’assoluta prossimità di scrittura-azione e poesia-contemplazione è tesa a riversare il mondo infero delle pulsioni e degli affetti nella sfera superna della militanza politica; e viceversa. Come in un viaggio di andata e ritorno dall’abisso-corpo all’intelletto più luminoso, due lingue, due culture cercano insieme la quadratura del cerchio, nell’indispensabile esercizio di un’autotraduzione (o autoenunciazione) sempre interrogante e sottoposta a verifica.
Fabrizio Bajec (1975), italo-francese, vive a Parigi e scrive nelle due lingue. È autore delle seguenti raccolte di versi: Corpo nemico (in «Ottavo quaderno di poesia italiana contemporanea», Marcos y Marcos, 2004), Gli ultimi (Transeuropa, 2009), Entrare nel vuoto (Con-fine, 2011), La cura (Fermenti, 2015), La collaborazione (Marcos y Marcos, 2018). Alcuni in doppia versione e pubblicati in Belgio, Svizzera e Francia. Le sue poesie sono presenti in diverse antologie e riviste, tradotte in spagnolo, portoghese e svedese. Ha inoltre tradotto in italiano i versi del poeta belga William Cliff.

La prima, singolare evidenza di Fly mode è la voce narrante: a parlare è un drone, strumento in grado di portarci umanità e distruzione. La seconda riguarda l’ampiezza del lessico, dove l’ipertecnicismo e il colloquiale si intrecciano, la citazione erudita si alterna all’espressione infantile. Stupisce infine, quasi commuove, l’imprevedibile traiettoria del volo di Bernardo Pacini, che inizia con uno sguardo panoramico sul mondo – Aleppo, Firenze, Stati Uniti –, per terminare con un’esperienza delle più intime, l’accudimento di un nonno.
12 euro | settembre 2020

Nell’immagine rarefatta di un’alba appare la possibilità di un incontro, di un noi. La luce, protagonista indiscussa della scena («luce, luce ovunque circondata / da sé»), è sprigionata da un sole che, se in apparenza rassicura, in breve diventa «abbacinante»: agisce sui corpi e sul testo come su superfici riflettenti, nella cornice di ciò che Laura Pugno chiama «casa». Ma il bosco, la foresta, non sono luoghi di conforto, sì di smarrimento e conoscenza. Intorno al duale della coppia, infatti, si apre una pluralità di altri: i vivi, i morti, gli elementi (legno, mare, «luce-incendio», metallo…), partecipi insieme a noi della medesima, antichissima esperienza.
12 euro | settembre 2020

Il mondo che fa per me di Valentina Proietti Muzi definisce una zona limitare tra l’essere madre e l’essere giovane figlia, «tra il visibile che porta racconto / e un pianeta sommerso». In questa dialettica, si coglie la tensione verso un’unità perduta – il sinolo Demetra-Persefone –, che si connota soprattutto come mancanza e desiderio. Interviene infatti uno strappo, a sospendere l’abituale percezione di sé e della realtà («passati i corpi / tieni dietro alle ombre»); o, anche, la fente di una possibile apertura: alla luce e alla rinascita. Perché del mondo di sotto – ben più consistente, e riconoscibile, di quello dei vivi – Persefone è regina.
12 euro | settembre 2020

Giuseppe giace al fondo della cisterna come in un regressus ad uterum. Chiamate le ginocchia al petto, disteso su un fianco, il figlio più amato di Giacobbe è colto da indefiniti terrori e sogni di fuga (vi si accampano con sicuro effetto i migranti di oggi): sono le visioni e divinazioni per cui il faraone lo richiede del suo aiuto. Ne Il sogno di Giuseppe il significato manifesto è plausibile, ma rimanda ad altro: allegoria vivissima, con i colori e i tratti dell’umano più vero, Giuseppe media tra il singolo che ha un’origine e una storia, e la categoria che tutti i singoli, tutti noi (migranti e non) comprende e spiega.
12 euro | aprile 2019

Un paese di soli guardiani capovolge la distopia in utopia. E ciò per il tramite di un’ambivalenza: guardiano vale ‘aguzzino’, ‘sbirro’, ma anche ‘custode’, ‘scorta’. Come Porfirij Petrovič: il giudice istruttore di Delitto e castigo tiene l’omicida in continuo stato di allarme, ma prova per lui una simpatia autentica. Indagatore d’anime a sua volta, Marco Villa matura nel libro l’esperienza del distacco («discrezione», la chiamerebbe Pierre Zaoui): quanto di più chiuso e deleterio sussiste nell’amor proprio è lasciato infine cadere, per avvicinare l’altro. Incrinato, fessurato, aperto, chi dice io stabilisce un contatto che predispone a un incorporamento: nel confronto, nella messa in comune delle nostre vite si fonda allora la possibilità di una liberazione.
12 euro | settembre 2019

Fra il sonno, che è riposo e rifugio, e la veglia, tempo di scelte e di attese, Il scappamorte nasce sulla soglia, quell’indiscreto affiorare dell’inconscio che permette a realtà e visione onirica di fondersi. Mentre gli altri, i vicini, vivono di giorno la loro vita di «doppioni», Scappamorte è creatura della notte: in essa si raccoglie, a essa si confida, scopre che la verità è una mente incerta. Villalta ci ricorda che tutto entra ed esce dal tempo, «tutto / passa di vita in morte in vita in un istante».
12 euro | settembre 2019

Libretto di transito di Franca Mancinelli funziona come un resoconto di viaggio attraverso territori onirici: mondi prossimi a sparire e atmosfere eteree fanno da specchio deformante ai gesti e agli accadimenti più banali. Per il tramite di una messa a punto continua della pronuncia del mondo, allusività e precisione, densità ed evanescenza si corrispondono e si integrano. A mezza strada tra desiderio e rinuncia, tra possibilità destinate a estinguersi e compiutezza assoluta, Mancinelli volge in musica anche la quotidianità più liminare e inappariscente.
12 euro | aprile 2018

Spigoloso e duro tanto nella lingua quanto nei contenuti, Distacco del vitreo ci dice da subito di un manque, di una minaccia: le solitudini, incontrandosi, non si annullano ma si sommano, in un’intimità cattiva. Nessuno è protetto, ognuno è esposto al rischio biologico dei giorni. Dopo aver attraversato la parte più terribile di noi, resta il fissaggio di un istante di rara chiarezza e comprensione: l’uomo interiore ribalta in avanti, una verità è colta con occhi finalmente nuovi.
12 euro | settembre 2018

Nomi propri è quasi un secondo esordio: dopo un silenzio poetico durato cinque lustri, e di rado interrotto, Claudio Pasi mette finalmente in versi – a un tempo regolari e mossi – morceaux di vite a noi prossime, esperite fino alla resa più completa e dolorosa. Grazie a una pronuncia necessaria e limpidissima, l’Autore tocca il nervo che pulsa, anche quando fa più male; e attinge, a motivo di risarcimento, la «celeste dote» presupposta dal titolo: chi temevamo di aver perduto ci è qui restituito nella sua forma più propria e definitiva.
12 euro | settembre 2018

Variazioni sulla cenere parla di terra e di fuoco; si interroga sulla natura della materia, che è placida e violenta, abisso e ponte. Parla delle vite che la manipolano e la abitano, dei morti che sono angeli e dei vivi che svaporano. I versi sono d’aria e di luce, oppure materici e aspri, perché la cenere non è solo distruzione, ma terra fertile. Queste di Pusterla, sono pagine sulla vita, sulle vite che stanno al mondo senza pretendere di coglierne il segreto, su quanti si vogliono incontrare, sapendo di non potersi mai, una volta per tutte, reciprocamente conoscere.
12 euro | settembre 2017

Linoleum parla di ospedali, di pazienti e infermieri, di relazioni e gesti che si ripetono giorno dopo giorno. Le cose in corsia sono esattamente quel che sono: il camice è la divisa di lavoro, non una visione salvifica; lo xanax un medicinale, non la pastiglia per la felicità. Rusconi affronta di petto l’ovvietà e la banalità del quotidiano, rinuncia alle sovrastrutture, portando l’attenzione sull’emergente, su chi ci sta davanti. Ogni verso di Linoleum porta in sé qualcosa di essenziale, di tenacemente vivo sotto le macerie dei corpi.
12 euro | settembre 2017

Ambienti saturi parla dell’arretramento dell’io, mostrato nel suo ritirarsi negli spazi più angusti di casa: vestibolo, cucinino, ripostiglio. In un contesto in cui ogni gesto e ogni pensiero non fanno che rifrangersi velleitariamente sui muri avvelenando la parola, ridurre al minimo il campo d’azione diventa vitale. Più che un dolore, quello che Donalisio mette in scena, attraverso strofe acide e versi frammentati, è un allucinato fastidio per l’inesorabile emorragia di senso. E, di fatto, la sfida non è trovare un ordine e un significato alle cose, ma cercare riparo, qui dove tutto rifiuta un ordine e un significato.
12 euro | settembre 2017