in uscita a novembre 2022

Scrive Andrea Caterini nella postfazione: Da una parte due vecchie che vivono insieme. La bisbetica Vittoria, 96 anni, due più della cognata Cesarina, che è pazza e non parla quasi più. Tutti i giorni si ripetono uguali, nell’attesa che qualcuno – il figlio di Vittoria, oppure il marito di Cesarina – si sieda a mangiare con loro su quella tavola. Dall’altra parte c’è Corrado, un ragazzo che fa il cassiere in un supermercato, ma crede di appartenere al cielo; è come se fosse trasparente, inesistente, ma diventa alla fine qualcuno sulla terra.
Francesca Ricchi gioca con i generi letterari. Prima fa credere che siamo in presenza di un romanzo gotico, di una favola nera, poi scopriamo di essere dentro una parabola mascherata in leggenda. E ci insegna che la realtà è solo quella che accetta di accogliere anche l’imponderabile, l’universo enigmatico della poesia.

Francesca Ricchi è nata Bologna, vive a Roma. Ha pubblicato libri di poesia (Carri di visioni, Interno Libri, 2022) e romanzi, tra cui L’incanto dei morti (Emersioni, 2019, Finalista Premio Internazionale del Mediterraneo – Fondazione Carical. Sezione Narrativa (2020). Ha vinto il Premio Internazionale Minturnae (2021) e il Premio Internazionale Pushkin (2021.

Come scrive Giovanna Dal Bon nella postfazione, Gli affetti del giovane Berg è un continuo affidarsi alla scrittura nel tentativo di dire quello che non può e non deve farsi racconto, che non conosce il balsamo consolatorio del narrare letterario. Michele Toniolo si affida all’unico strumento che gli è urgente e necessario: la parola. Quella nuda, scarna, la sempre inadeguata ad esprimere il senza ritorno. Parola che non cerca conforto, né può offrire asilo.
In questo testo, il narratore inventa l’incontro con un giovane di nome Berg e lo accusa, lo interroga sulla fine della madre, su che cosa significhi vivere. E la scrittura non può che assottigliarsi, alla fine cedere allo spazio bianco della pagina. Con una domanda finale che emerge, a sovvertire un estremo brandello di senso: “Ti hanno dato alla vita, Berg, e tu non l’hai data a nessuno. Il tuo è stato un vivere scorsoio?”.

Michele Toniolo ha pubblicato Passaggio sul Rodano e La solitudine dell’immaginazione, entrambi con Galaad Edizioni.

Jean-Philippe Toussaint

la chiave usb

Traduzione di Roberto Ferrucci

Se lavori alla Commissione europea in una unità di previsione interessata alle tecnologie future e alle questioni di sicurezza informatica, come ti senti quando vieni avvicinato dai lobbisti? Cosa succede quando, in una chiave USB non destinata a te, scopri documenti che ti fanno sospettare l’esistenza di una backdoor in una macchina prodotta da un’azienda cinese? Non sei tentato di lasciare il tuo ufficio a Bruxelles e andare a vedere di persona, in Cina, sul campo? Cosa accade quando arrivi? E perché nessuno deve sapere dove sei?

  • P. 176   |   124 EURO  |  collana: Calibano

Sergio Nelli

Lo champagne di cechov

Postfazione dI ANTONIO MORESCO | Collana diretta da Arnaldo Colasanti | Progetto grafico di Giuseppe Salvatori

Come scrive Antonio Moresco nella postfazione, Sergio Nelli ha scritto un libro «incantevole. Il suo libro più ispirato, la sua autoelegia. Un libro senza pudori esistenziali e sentimentali, confessionale, commosso e lirico, pieno di bellezza e di strazio, a metà strada tra poesia e pensiero, come tutti i suoi libri, ma qui in modo ancora più vivido e concentrato perché si tratta di un libro scritto al cospetto della morte.
è un libro pieno di radicale vicinanza alla vita e alle sue più intime manifestazioni naturali e corporee e nello stesso tempo attraversato da un superiore e spinoziano distacco.
In questo piccolo grande libro Sergio Nelli ci insegna la cosa più importante: come si fa a morire, e quindi come si fa a vivere».

  • P. 128   |   12 EURO  |  collana: Unica


Il filosofo russo Vladimir Kantor mette a confronto l’anima russa e l’anima europea. Partendo dall’Inferno di Dante, si muove nel tema del peccato e del pentimento, della morte dopo la vita e della morte in vita. Molti universi attraversano questo saggio: Balzac e Dostoevskij, Pietro il Grande e Lenin, Puškin e Gogol’, Platone e Freud, Cristo e la libertà.

A sorprendere il lettore, pagina dopo pagina, è lo sguardo nuovo con cui la scrittura di Jean-Philippe Toussaint racconta gli oggetti, le abitudini, i sentimenti.
“La stanza da bagno” è un successo internazionale ed è stato tradotto in più di trenta lingue.
“Nuovi dialoghi sulla poesia (2015-2020)” raccoglie alcune delle più significative interviste che Giancarlo Pontiggia ha rilasciato durante e dopo la stesura finale e la stampa di Il moto delle cose (Mondadori, 2017), consegnandoci un ritratto a tutto tondo della sua visione umana, intellettuale e poetica.

Giancarlo Pontiggia

nuovi dialoghi sulla poesia (2015-2020)

L’intervista è un genere che spesso nella modernità ha incontrato il favore dei poeti, come scrive Stefano Verdino nell’introduzione. E la ragione che giustifica questa connessione tra un genere di conversazione ed il mondo all’apparenza esclusivo della poesia e del poeta è proprio questo equilibrio e richiamo tra forme opposte, tra la forma della poesia, sigillata nella perfezione delle sue misure di spazio, ritmo, pensiero e l’apertura dialogica illimitata dell’intervista, che diventa così un primo atto ermeneutico.
Nuovi dialoghi sulla poesia (2015-2020) raccoglie alcune delle più significative interviste che Giancarlo Pontiggia ha rilasciato durante e dopo la stesura finale e la stampa di Il moto delle cose (Mondadori, 2017), consegnandoci un ritratto a tutto tondo della sua visione umana, intellettuale e poetica.

La poesia non è emozione, ma un’esperienza in cui si fondono moti di pensiero, percezioni di vita quotidiana, echi di dottrine, sogni, visioni. Tutto questo in una lingua che deve affondare nell’elementare ruvidezza del parlato e insieme distanziarsene.

Si scrive nel silenzio, cercando un ideale incontro di verità esistenziale e di sapienza letteraria, di intuizione fantastica e di pensiero argomentato, di libertà e di necessità, di intensità analogica e di severità del cuore, di tempo umano e di tempo cosmico. Quel che accade, se accade, lo chiamiamo poesia.

P. 240   |   15 EURO

Vladimir Kantor

DOSTOEVSKIJ IN DIALOGO CON L’OCCIDENTE

(A CURA DI EMILIA MAGNANINI)

Vladimir Kantor è considerato uno dei più importanti filosofi al mondo.

In questo suo secondo saggio pubblicato in Italia, Kantor va alle radici del rapporto della Russia con l’Occidente.

Dostoevskij è uno scrittore di frontiera. I suoi personaggi sono legati alla fanghiglia e alla nebbia di Pietroburgo. E anche Pietroburgo, la città più importante della cultura russa, è frontiera, sia in senso geografico e orizzontale, sia in senso verticale: per Dostoevskij è il luogo della lotta del diavolo con Dio.
In Dostoevskij in dialogo con l’Occidente, il filosofo russo Vladimir Kantor mette a confronto l’anima russa e l’anima europea. Partendo dall’Inferno di Dante, si muove nel tema del peccato e del pentimento, della morte dopo la vita e della morte in vita. Molti universi, grandi e piccoli, persone reali e persone immaginarie, attraversano le pagine di questo saggio come luci gialle nella nebbia di Pietroburgo, città fantastica e del sogno: Papà Goriot di Balzac, Delitto e Castigo, Memorie da una casa di morti e Bobòk di Dostoevskij, Pietro il Grande e Lenin, Puškin e Gogol’, Marmeladov e Vautrin, Raskol’nikov e Rastignac, Platone e Freud, Zweig e Camus, Amleto e le streghe di Macbeth, Cristo e la libertà.
Dante pensava che sulla terra ci fossero i vivi, ma che i peggiori di loro potessero già subire il tormento dell’inferno; in Russia, Dostoevskij vedeva un nuovo tipo di esseri umani, vivi e morti contemporaneamente. Se l’eroe di Balzac vuole assoggettare il mondo, l’eroe di Dostoevskij lo vuole superare: Rastignac cerca il proprio tornaconto, Raskol’nikov – con l’accetta – cerca la giustizia. Là dove la vita ha perso il suo significato più alto, la persona umana precipita nella corruzione.
In questo saggio dal ritmo incalzante, Vladimir Kantor racconta una disgregazione dell’anima che la storia ha dimostrato essere terribile come l’inferno.

P. 160   |   15 EURO

Jean-Philippe Toussaint

La stanza da bagno

Il protagonista di questo romanzo, fra poco ventinovenne, che ama l’immobilità, la stasi, la pigrizia, decide di installarsi nella stanza da bagno di un appartamento di Parigi. Poi, improvvisamente, prende un treno e approda a Venezia, per restare quasi tutto il tempo in una minuscola camera d’albergo a giocare a freccette.
A sorprendere il lettore, pagina dopo pagina, è lo sguardo nuovo con cui la scrittura di Jean-Philippe Toussaint racconta gli oggetti, le abitudini, i sentimenti.

La stanza da bagno è un successo internazionale ed è stato tradotto in più di trenta lingue.

15 euro | p. 128

Noé Jitrik, I lenti tram

p. 192 | 15 euro
traduzione: Marino Magliani
revisione: Alessandro Gianetti
con un saggio di Luigi Marfè
isbn 978-88-87670-84-4

Ne I lenti tram, Noé Jitrik «si concentra sulle abitudini della vita familiare, dapprima bozzolo protettivo in cui l’identità si forma, poi velo oppressivo da squarciare, perché l’io possa presentarsi libero all’incontro con il mondo». Nel rievocare i riti della vita quotidiana, sul cui sfondo è la città di Buenos Aires, il racconto, come scrive Luigi Marfè nella postfazione, «si tuffa in uno spazio memoriale profondo, rivelando la continuità del tempo, riscattando l’ordinario, riscoprendolo come destino». I binari de I lenti tram «sono quelli del senso e del caso, che segnano la parabola di ogni esistenza, correndo paralleli, oppure incrociandosi, o anche allontanandosi per sempre». E come Borges, anche Jitrik «non sa staccarsi dalla contemplazione delle “cose che avrebbero potuto essere e non sono state”».

Noé Jitrik è tra i più noti scrittori e critici argentini. Ha insegnato letteratura all’università di Buenos Aires, pubblicando saggi di teoria e storia della letteratura. La sua produzione narrativa annovera testi raffinati, come i racconti di Fin del ritual (Fine del rito, 1981), i romanzi Limbo (Limbo, 1989) e Mares del sur (Mari del sud, 1997).
I lenti tram è il suo primo volume tradotto in Italia.

 

BRUNO MELLARINI, Tra spazio e paesaggio. Studi su Calvino, Biamonti, Del Giudice e Celati

p. 376 | 19 euro
isbn: 978-88-87670-82-0

Se è vero – come ha scritto Francesco Biamonti – che «è destino umano abitare un mondo», è altrettanto vero che le categorie di spazio e di paesaggio divengono i fondamentali strumenti ermeneutici per cogliere il senso della nostra posizione nel mondo, in una sorta di mapping infinito e inesauribile. Prendendo le mosse da una ricognizione filosofica dei concetti di spazio e paesaggio, visti e considerati dialetticamente, nelle loro reciproche implicazioni, nonché dalla rilettura di alcuni momenti chiave dell’opera di Calvino, si analizzano le forme della rappresentazione spaziale e paesaggistica in tre autori di “scuola” calviniana: Biamonti, Del Giudice e Celati. Emergono così approcci anche molto diversi, ma tutti in qualche misura accomunati dal riferimento a Calvino, la cui attività scrittoria si era svolta tra la gioiosa scoperta del paesaggio nativo e l’emergere, sulla scorta di un novecentesco spatial turn, di un interesse sempre più marcato ed esclusivo nei confronti della spazialità. Di qui le soluzioni, in parte divergenti, adottate dai tre scrittori: il paesaggismo modernamente aggiornato di Biamonti, che frantuma il paesaggio tradizionale restituendone echi e risonanze esistenziali; la rigorosa ricerca spaziale di Del Giudice, per il quale il paesaggio si riduce a pura archeologia, a inservibile reperto del passato; lo sguardo fenomenologico di Celati, l’autore che forse più di tutti cerca di rompere la dicotomia spazio/paesaggio per trovare nel concetto di luogo, inteso quale sintesi insolubile di spazio e tempo, un ancoraggio poetico ed esistenziale.

Bruno Mellarini (1968) docente e Dottore di ricerca in “Le Forme del Testo”, lavora attualmente presso il Dipartimento Istruzione e Cultura della Provincia autonoma di Trento. Ha pubblicato in volumi collettanei e nelle riviste «Studi novecenteschi», «Sinestesie online», «OBLIO» e «Ticontre. Teoria Testo Traduzione» numerosi articoli dedicati ad autori del secondo Novecento italiano, tra cui Calvino, Del Giudice, Lodoli, Mozzi, Sanvitale, Voghera e Volponi. Un suo contributo sulla poetica della memoria in Fausta Cialente compare nel volume Non dimenticarsi di Proust. Declinazioni di un mito nella cultura moderna (Firenze, University Press, 2014) curato da Anna Dolfi. Altri contributi, relativi alla didattica dell’Italiano, sono pubblicati nella rivista «RicercAzione». Vincitore nel 1997 di una borsa di studio offerta dal Centro Studi Buzzati di Feltre, nonché collaboratore della rivista «Studi buzzatiani» fin dal 1999, ha pubblicato il volume Il mito e l’altrove. Saggi buzzatiani (1999-2016), Fabrizio Serra, Pisa-Roma 2017.