p. 376 | 19 euro
isbn: 978-88-87670-82-0

Se è vero – come ha scritto Francesco Biamonti – che «è destino umano abitare un mondo», è altrettanto vero che le categorie di spazio e di paesaggio divengono i fondamentali strumenti ermeneutici per cogliere il senso della nostra posizione nel mondo, in una sorta di mapping infinito e inesauribile. Prendendo le mosse da una ricognizione filosofica dei concetti di spazio e paesaggio, visti e considerati dialetticamente, nelle loro reciproche implicazioni, nonché dalla rilettura di alcuni momenti chiave dell’opera di Calvino, si analizzano le forme della rappresentazione spaziale e paesaggistica in tre autori di “scuola” calviniana: Biamonti, Del Giudice e Celati. Emergono così approcci anche molto diversi, ma tutti in qualche misura accomunati dal riferimento a Calvino, la cui attività scrittoria si era svolta tra la gioiosa scoperta del paesaggio nativo e l’emergere, sulla scorta di un novecentesco spatial turn, di un interesse sempre più marcato ed esclusivo nei confronti della spazialità. Di qui le soluzioni, in parte divergenti, adottate dai tre scrittori: il paesaggismo modernamente aggiornato di Biamonti, che frantuma il paesaggio tradizionale restituendone echi e risonanze esistenziali; la rigorosa ricerca spaziale di Del Giudice, per il quale il paesaggio si riduce a pura archeologia, a inservibile reperto del passato; lo sguardo fenomenologico di Celati, l’autore che forse più di tutti cerca di rompere la dicotomia spazio/paesaggio per trovare nel concetto di luogo, inteso quale sintesi insolubile di spazio e tempo, un ancoraggio poetico ed esistenziale.

Bruno Mellarini (1968) docente e Dottore di ricerca in “Le Forme del Testo”, lavora attualmente presso il Dipartimento Istruzione e Cultura della Provincia autonoma di Trento. Ha pubblicato in volumi collettanei e nelle riviste «Studi novecenteschi», «Sinestesie online», «OBLIO» e «Ticontre. Teoria Testo Traduzione» numerosi articoli dedicati ad autori del secondo Novecento italiano, tra cui Calvino, Del Giudice, Lodoli, Mozzi, Sanvitale, Voghera e Volponi. Un suo contributo sulla poetica della memoria in Fausta Cialente compare nel volume Non dimenticarsi di Proust. Declinazioni di un mito nella cultura moderna (Firenze, University Press, 2014) curato da Anna Dolfi. Altri contributi, relativi alla didattica dell’Italiano, sono pubblicati nella rivista «RicercAzione». Vincitore nel 1997 di una borsa di studio offerta dal Centro Studi Buzzati di Feltre, nonché collaboratore della rivista «Studi buzzatiani» fin dal 1999, ha pubblicato il volume Il mito e l’altrove. Saggi buzzatiani (1999-2016), Fabrizio Serra, Pisa-Roma 2017.

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